Sono atterrato per nuove terre
Mi pare di essermi distanziato dall’origine in maniera abissale
Ma la musica non mi abbandona mai, no, Lei rimane accanto ricordandomi l’importanza del battito
Il ritmo che ancora non mi sono stancato di dipingere sulle tele, che fremono impazienti di acchiappare e raccontare interiorità
Perciò, anche quest’oggi inizierò la sonata con “C’era una volta”
Avete memoria di me no? Michelangelo, lo squattrinato batterista che soleva essere in una band
Un tempo
Purtroppo in questi ultimi anni molte cose sono cambiate, e mi ritrovo per lo piu’ ad esibirmi solo
Sebbene l’idea di un batterista solista paia strana, la verità è che mi sono adattato ad accompagnare melodie altrui
Ad incrociare i respiri di viandanti che hanno necessità di quel groove ulteriore, di un po’ più di fantasia
E che con tutta sincerità, sento di poter dar loro con estremo entusiasmo e piacere
D’altronde, il jazz altro non è che improvvisazione, e ad oggi sono capitato in questa terra straniera per provare una mia folle idea: che il tutto nella vita si riduca ad un unico ed imprevisto atto di fiducia
Fiducia in cosa? Penso di essere qua per scoprirlo
Ma bando alle ricerche, stasera sono qua per suonare
La gente qui e’ solita riunirsi nei pubs, bere litri di birra fino allo svenimento, ed è curioso il posto dove sono capitato stasera
Si chiama “Pub Purgatory Twelve”
Il pubblico è distaccato e non si sofferma a sorridere più di tanto, non so esattamente quali percezioni elaborare
D’un tratto, in mezzo all’aridità , mi pare di udire una voce familiare
Qualche suono che avevo già provato prima, e che da tantissimo non risonava nella cassa toracica
Proviene da una ragazza, seduta al tavolo coi suoi amici: chiacchierano tra loro, e la compagnia sembra più socievole rispetto al resto della gente
Ho qualche minuto prima della mia esibizione, percio’ decido di presentarmi
Non saprei dirvi cosa mi attragga a lei: niente di suo mi pare eccezionale, rispetto ai tanti volti incrociati negli anni, non una caratteristica fisica che mi colpisca particolarmente
Eppure ne sono attratto, ne sono incuriosito, e la mia tela irrazionale vorrebbe conoscerne la mente e i sentimenti
Mi presento come musicista della serata, e accade di parlare di musica; lei studia scienze politiche all’università, ma sembra versarmi un pozzo infinito di conoscenza artistica
Parliamo di accordi, tensioni, settime di dominante…e salta su dicendomi che il suo compositore preferito è questo pianista sconosciuto, un tale Pierre Piquer, che produce una mistica melodia accompagnante le anime addolorate in universi che mai era riuscita a interpretare
Un brivido lungo la schiena
Qualche settimana prima, nel peregrinare per la Francia, avevo avuto modo di partecipare come spalla ad una serata presso Le Duc des Lombards.
Era una notte di settembre splendida e le strade parigine lasciavano coro ad una solitudine consolante
Il solo locale era abitato da qualche ascoltatore e sullo stage stava lui…il pianista jazz Pierre Piquer.
Ricordo come rimasi impressionato dal suo modo di accarezzare i tasti, dal suo approccio al dolore umano liberatorio ed empatico
Finii per parlarci assieme tutta la sera. E, indovinate un po’, fu proprio lui a sussurrarmi: “senti ma, che ne pensi dell’improvvisazione jazz? Io credo ci sia una intera filosofia da intagliare su di essa”
Una volta placatosi il brivido gelido capisco cosa mi sta attirando al fascino della ragazza: una coincidenza che mai prima mi era capitata di incontrare
So di essere un animo impulsivo e precipitoso, ma quella virgola comune nell’universo non può lasciarmi fermo ad aspettare che qualcosa accada
Così mi dirigo sul palco
Decido di dedicare a lei la mia sonata
Ma nell’attimo in cui le bacchette posano sui rullanti, un recesso recondito del passato mi si presenta davanti
“Cosa fai? Chi ti credi di essere? Non sei forse troppo superbo a pensare che una singola fiamma nel cielo nero possa rivelarsi in qualcosa di potente?
E se poi sbagliassi?
E se lei fosse come le altre?
Se lei fosse come me?
Egoista, meschina, traditrice e opportunista?
Non vorresti ricadere nel vuoto no?
Finiresti per tagliarle la testa
Come facesti con la mia testa
Per dipingerla con le tue nude penne su una tela nera macchiata di sangue.
Non vale la pena riaffrontare tutto
Non darle importanza
Non suonare.”
Il generale sanguinario mi stringe il cuore così forte
Che mi blocco dalla paura
E immobile, sul palco
Smetto di suonare.
Lei non capisce, probabilmente non sa nemmeno quanto io voglia sapere qualcosa di più della sua vita
Della sua testa incasinata
Profumatamente incasinata
Dannatamente, irresistibilmente diversa
Che ….
Non resisto alla tentazione di disegnarci sopra una nota, un respiro,
Un cenno di intensità ritrovata
Da una parte queste emozioni mi logorano, lacerate da una dicotomia incolmabile: quella di volare verso l’alto, e di sprofondare in un nuovo inferno
Sebbene credo, che il viaggio intrapreso mi stia portando altro: il lasciar fluire le cose. Nel mezzo dei campi elisi e degli inferi, mi è forse conveniente sostare e lasciare che le cose accadano
Non perché sia meno eccitante, ma così facendo ridimensionerò i castelli di sabbia che esperienze passate resuscitano in me
E se davvero sono arrivato qua per credere nei folli gesti della vita
Forse non rimane altro che aver fiducia nella storia stessa
Chissà se la mia strada, se la mia musica incontrerà mai quel volto
Quello sguardo di Sole di una ragazza di cui non conosco neppure il nome
Forse devo tornare a chiudere gli occhi
E lasciare semplicemente che i colori facciano la loro parte
Nel grande casino della mia tela pulsante