Salmo XII

Posted by Annalisa Mazzolari Category: Senza categoria

Sono atterrato per nuove terre

Mi pare di essermi distanziato dall’origine in maniera abissale

Ma la musica non mi abbandona mai, no, Lei rimane accanto ricordandomi l’importanza del battito

Il ritmo che ancora non mi sono stancato di dipingere sulle tele, che fremono impazienti di acchiappare e raccontare interiorità

Perciò, anche quest’oggi inizierò la sonata con “C’era una volta”

Avete memoria di me no? Michelangelo, lo squattrinato batterista che soleva essere in una band

Un tempo

Purtroppo in questi ultimi anni molte cose sono cambiate, e mi ritrovo per lo piu’ ad esibirmi solo

Sebbene l’idea di un batterista solista paia strana, la verità è che mi sono adattato ad accompagnare melodie altrui

Ad incrociare i respiri di viandanti che hanno necessità di quel groove ulteriore, di un po’ più di fantasia

E che con tutta sincerità, sento di poter dar loro con estremo entusiasmo e piacere

D’altronde, il jazz altro non è che improvvisazione, e ad oggi sono capitato in questa terra straniera per provare una mia folle idea: che il tutto nella vita si riduca ad un unico ed imprevisto atto di fiducia

Fiducia in cosa? Penso di essere qua per scoprirlo

Ma bando alle ricerche, stasera sono qua per suonare

La gente qui e’ solita riunirsi nei pubs, bere litri di birra fino allo svenimento, ed è curioso il posto dove sono capitato stasera

Si chiama “Pub Purgatory Twelve” 

Il pubblico è distaccato e non si sofferma a sorridere più di tanto, non so esattamente quali percezioni elaborare 

D’un tratto, in mezzo all’aridità , mi pare di udire una voce familiare

Qualche suono che avevo già provato prima, e che da tantissimo non risonava nella cassa toracica

Proviene da una ragazza, seduta al tavolo coi suoi amici: chiacchierano tra loro, e la compagnia sembra più socievole rispetto al resto della gente

Ho qualche minuto prima della mia esibizione, percio’ decido di presentarmi

Non saprei dirvi cosa mi attragga a lei: niente di suo mi pare eccezionale, rispetto ai tanti volti incrociati negli anni, non  una caratteristica fisica che mi colpisca particolarmente 

Eppure ne sono attratto, ne sono incuriosito, e la mia tela irrazionale vorrebbe conoscerne la mente e i sentimenti

Mi presento come musicista della serata, e accade di parlare di musica; lei studia scienze politiche all’università, ma sembra versarmi un pozzo infinito di conoscenza artistica

Parliamo di accordi, tensioni, settime di dominante…e salta su dicendomi che il suo compositore preferito è questo pianista sconosciuto, un tale Pierre Piquer, che produce una mistica melodia accompagnante le anime addolorate in universi che mai era riuscita a interpretare

Un brivido lungo la schiena

Qualche settimana prima, nel peregrinare per la Francia, avevo avuto modo di partecipare come spalla ad una serata presso Le Duc des Lombards.

Era una notte di settembre splendida e le strade parigine lasciavano coro ad una solitudine consolante

Il solo locale era abitato da qualche ascoltatore e sullo stage stava lui…il pianista jazz Pierre Piquer.

Ricordo come rimasi impressionato dal suo modo di accarezzare i tasti, dal suo approccio al dolore umano liberatorio ed empatico

Finii per parlarci assieme tutta la sera. E, indovinate un po’, fu proprio lui a sussurrarmi: “senti ma, che ne pensi dell’improvvisazione jazz? Io credo ci sia una intera filosofia da intagliare su di essa”

Una volta placatosi il brivido gelido capisco cosa mi sta attirando al fascino della ragazza: una coincidenza che mai prima mi era capitata di incontrare

So di essere un animo impulsivo e precipitoso, ma quella virgola comune nell’universo non può lasciarmi fermo ad aspettare che qualcosa accada

Così mi dirigo sul palco

Decido di dedicare a lei la mia sonata 

Ma nell’attimo in cui le bacchette posano sui rullanti, un recesso recondito del passato mi si presenta davanti

“Cosa fai? Chi ti credi di essere? Non sei forse troppo superbo a pensare che una singola fiamma nel cielo nero possa rivelarsi in qualcosa di potente?

E se poi sbagliassi?

E se lei fosse come le altre?

Se lei fosse come me?

Egoista, meschina, traditrice e opportunista?

Non vorresti ricadere nel vuoto no?

Finiresti per tagliarle la testa

Come facesti con la mia testa

Per dipingerla con le tue nude penne su una tela nera macchiata di sangue.

Non vale la pena riaffrontare tutto

Non darle importanza

Non suonare.”

Il generale sanguinario mi stringe il cuore così forte

Che mi blocco dalla paura

E immobile, sul palco

Smetto di suonare.

Lei non capisce, probabilmente non sa nemmeno quanto io voglia sapere qualcosa di più della sua vita

Della sua testa incasinata

Profumatamente incasinata

Dannatamente, irresistibilmente diversa 

Che ….

Non resisto alla tentazione di disegnarci sopra una nota, un respiro,

Un cenno di intensità ritrovata

Da una parte queste emozioni mi logorano, lacerate da una dicotomia incolmabile: quella di volare verso l’alto, e di sprofondare in un nuovo inferno

Sebbene credo, che il viaggio intrapreso mi stia portando altro: il lasciar fluire le cose. Nel mezzo dei campi elisi e degli inferi, mi è forse conveniente sostare e lasciare che le cose accadano 

Non perché sia meno eccitante, ma così facendo ridimensionerò i castelli di sabbia che esperienze passate resuscitano in me

E se davvero sono arrivato qua per credere nei folli gesti della vita

Forse non rimane altro che aver fiducia nella storia stessa

Chissà se la mia strada, se la mia musica incontrerà mai quel volto

Quello sguardo di Sole di una ragazza di cui non conosco neppure il nome

Forse devo tornare a chiudere gli occhi

E lasciare semplicemente che i colori facciano la loro parte

Nel grande casino della mia tela pulsante