Essere iper-connessi

Posted by Annalisa Mazzolari Category: Senza categoria

Quante volte ci svegliamo e neanche il tempo di mettere piede fuori dal letto alla cucina veniamo sommersi da messaggi o telefonate?

Cosí, con l’acqua che ancora sta bollendo per farmi il té, gli occhi non totalmente aperti, leggo richieste di disponibilità di qua, scadenze di lá, email tutte segnate come “urgenti”, promemoria di appuntamenti da incastrare tra un mezzo secondo e l’altro …mi dico “sai che c’è? Mi concederò una colazione al bar sta mattina”.

Mi vesto, sistemo i capelli e trucco. Una decenza al letto, giusto per non lasciare che il caos nella testa si riversi nell’ordine. Esco.

Nel frattempo ho già risposto a 18 mail, 7 gruppi whatsapp…chissà se ho ricordato di nutrire il cane. Ma poi ho salutato la mia mamma e papà prima di lasciar casa?

Mi dirigo alla mia brioche …vegana con impasto al kamut? Normale senza lattosio? Alla crema con semi di chia? Boh, erano belli i tempi delle crostatine della Mulino Bianco.

Scelgo quella alla marmellata alle arance, proviamola, entriamo nella scia delle complicazioni. Il cameriere senza neppure incrociare il mio sguardo replica con stizza che hanno finito quelle brioches. Alle 7 del mattino, tutti avevano mangiato la brioche integrale alle arance? 

Vado per quello che capita, ma neanche ho il modo di pagare e sento il fiato sul collo della mamma che deve accompagnare i suoi quattro figli a scuola, che perciò deve fare il tutto calcolato nei milli secondi , altrimenti quel minuto di ritardo segnerà per i suoi figli una brutta nota, una sgridata dalla maestra, qualsivoglia punizione.

Siedo per cercare di gustarmi la colazione.

Mi chiamano per chiedermi se il concerto di Natale è stato segnato sulla mia agenda. Io, che neanche ho ricevuto notizia di questo concerto, rispondo “ah, buono a sapersi” e cerco di piazzarlo nel calendario del mese. Un po’ come a Tetris , tra un pezzettino di un impegno e l’altro, tra un respiro e un pranzo.

Adesso tutti penseranno alla domanda che da tempo mi sono sentita dire “perché fare tutte queste cose, se poi ti ammazzano?”

Perché io amo fare quello che faccio. Non è ciò che faccio che sballa il mio umore, ma il come le persone mi chiedono di farlo. 

Mi sballa come la gente per scriverti un favore non si ricordi nemmeno come ti chiami, danno per scontato il fatto che in quell’istante tu debba essere presente. Perché se non ci sei ora, dopo è troppo tardi. 

Mi fa impazzire la fretta, la fretta di fare che ognuno di noi oramai sta acquisendo, distogliendoci dalle cose davvero importanti. Vorrei solo fare tutte le miliardi di cose che faccio con il piacere di rivolgermi a volti sorridenti, ad animi gentili. Vorrei farle senza essere confusa dalle complicazioni che ci facciamo per cose inutili…a partire dalla scelta di una brioche.

Non so se esiste una soluzione a questo tipo di malattia che tutti stiamo vivendo, a volte penso che il primo passo sia quello dell’educazione, perché quella sposta l’ago della bussola dalle cose superflue ai valori.

E quali sono le cose più importanti della vita? Lo saprai te a 25 anni?

No, probabilmente non lo so. Ma se posso permettermi un elenco, io direi che sono quelle legate alla semplicità, all’empatia, alla contemplazione dell’attimo presente…che non dovrebbe accadere nel qui ed ora di una immediatezza digitale, piuttosto nell’istante di uno sguardo rivolto alla realtà che mi circonda.

Vorrei essere presente. Ma in un solo secondo. Vorrei essere connessa sí, per un istante alla volta.