Indipendence day

Posted by Annalisa Mazzolari Category: Senza categoria

Questo giorno particolare  porta a riflettere sul significato importante di una parola: libertà. Quotidianamente la sbandieriamo pensando sia la buona scusa alla quale possiamo appellarci per essere quello che ci pare e piace un po’ a caso; senza badare troppo al valore vero e prezioso della parola. Senza considerare fin troppo quanta gente abbia per essa seriamente lottato.

La sprechiamo un po’. La svuotiamo.

È diventato un termine talmente comune da essersi banalizzato.

 

Oggi Joan si è presa la giornata per rifletterci un po’ sopra, la parola e il suo significato.

Noi siamo veramente liberi quando così ci definiamo? Quando diciamo di essere femministi, gay, vegani, anarchici…stiamo davvero accarezzando la nostra libertà?

E lei? Era veramente libera?

Lo era.

Ma non lo è sempre stata.

C’è stato un evento. Una data specifica che ha segnato la sua liberazione. Il suo 4 luglio.

 

Martedì 30 gennaio 2018

Aveva compiuto 21 anni da esattamente una settimana

Se ne stava da sola a casa, seduta a tavola dopo cena

Allora; 20 anni di vita. Nella sua piccola esistenza sentimentale che era successo? Nulla.

21 da sette giorni e che succede? Tutto.

Se ne stava in cucina no? In seguito ad una bella e densa giornata di drama (guess what). Si sentiva spaesata e anche un po’ in colpa. Si sentiva in colpa per un fottio di casini che pensava di aver creato. Si odiava immensamente per i sentimenti che provava e per quelli che al tempo stesso non provava. Odiava tutta se stessa. Dentro e fuori. Ma non riusciva a versare una sola lacrima.

 

Da sola in quella cucina, e sentiva una parte di se che la chiamava e diceva: fai qualcosa di assolutamente stupido. Subito, in quell’istante.

Si alza e va in bagno, chiudendo la porta a chiave. Si spoglia per entrare in doccia e ad un certo punto si rivolge allo specchio.

 

“Bel casino ah?”

“Cazzo si.”

“Che facciamo?”

“Boh, non lo so”

Nel frattempo in questo acceso dialogo col riflesso aveva iniziato a pettinarsi.

“Ma, a te piacciono sti capelli?”

“In che senso?”

“A me fanno un po’ schifo. Sono lunghi, sfibrati, pesanti, spenti”

“Ma sono sempre stati così…io sono sempre stata così. La ragazza dai capelli lunghissimi.

Joan che doveva sentirsi in colpa per ciò che non provava

Joan che doveva stare zitta perché non capiva

Joan che si accontentava di vivere una pseudo storia d’amore

Joan che doveva capire lo star male delle persone

Joan che poteva sentirsi innamorata ma entro certi limiti

Joan che doveva tenere quei suoi capelli lunghi. Perché quei lunghi capelli dorati erano bellissimi.”

“Si ok grandiose teghe mentali. A me fanno schifo. Poi vedi te.”

In quel momento per la prima volta è successa una cosa: Joan Quille ha ascoltato Joan Quille. E Joan Quille aveva ragione. Faceva proprio schifo. Tutto quello che era successo in quei mesi la avevano portato ad avere dei capelli lunghi, sfibrati, pesanti, spenti. E spenti non erano solo i capelli. Spenti i suoi occhi. Sfibrato tutto il suo corpo. Pesante ogni singolo pensiero. Ogni singola tega mentale.

Basta.

Vaffanculo. Vaffanculo a tutti.

Prende le forbici. Mette su a palla una playlist mista di Carrie Underwood da Spotify.

Zac. E non si torna più indietro.

 

Ad ogni singola ciocca che se ne va e cade per terra ride come un’idiota.

Sorride, piange. E ad ogni taglio di capelli taglia anche un anello delle catene.

Non c’era più nessun demone

Nessun lavoratore

Nessun artigiano

Nessun pittore

Nessun soldato d’azienda

Nessun puttaniere

Nella piazza centrale

 

Nessun triste poeta

Nessuna donna più vista

Nessun equilibrista

Nessun signore

Nessun domatore

Nessun fuochista

Nessun fornaio

 

Vaffanculo

 

Era lei. Era libera.

Forse abbiamo preso un volo pindarico dalla riflessione originaria sulla parola libertà

Ma forse neanche troppo.

Innanzitutto: la libertà è una conquista.

Non è una cosa che si ottiene automaticamente lanciando l’hastagh sul social #pridemonth #queerforreal #protecttheanimals #savetheworld … sarebbe tutto molto bello. La libertà è un peso che ti permette di sentirti leggero; la ottieni nel momento in cui accetti di scrollarti di dosso tutte quelle etichette e sentirti “semplicemente” te stesso. Ma non basta questo: oltre a specchiarti e riconoscerti, devi anche essere in grado di amarti. E qui arriva la parte divertente.

Sapete perchè Joan Quille? Perchè Giunchiglia? Perché non è il semplice fiore della vanità o dell’autostima. È l’amore per la vera intima essenza, per la nostra incasinata e meravigliosa unicità. È la rinascita, è il giallo che guida verso la felicità. È il fiore con cui il nostro cuore si riempie di piacere e danza quando ci sentiamo nuvole che vagano in solitudine.

 

Il 30 gennaio 2018 Joan ha abbracciato la solitudine e l’ha adorata

La dolce libertà le aveva sussurrato “sei una bellissima farfalla”

E le farfalle sono libere di volare

Volare lontano

High away

Bye Bye 

Someone saved her life…il 30 gennaio 2018

E con Elton John ancora di sottofondo Joan apre la porta del bagno,

spegne Spotify e se ne va a dormire.