Sono dentro il castello dove mi chiedono di riposare
E faccio conto di tutte quelle fatiche irrisolte
Che abitano i gironi della caotica fortezza
Indosso la mia corona fiorita, indosso il vermiglio rossetto
E lascio che il mio Virgilio blu scuro ricordi com’era sentirsi annichiliti nel cosmo
Nella prima stanza giacciono i misuratori di numeri
Che mentre buttano via tutto il buon cibo mi chiedono di salire sulla pedana e controllare l’andamento delle responsabilità
Sperando siano drasticamente diminuite
Ma con cenno disinteressato chiedo loro di levarsi, cosicché possa entrare nella camera accanto
È la dimora degli animali solitari
Una balena addormentata rinchiusa in un acquario
Un lupo argentato che mi affianca mentre tutto fuori viene bombardato da pipistrelli e vampiri
Mi ricordano com’era
Sentirsi estranei, forzatamente, dall’universo
E in qualche modo sono grata loro
La serra delle rose congelate
È il luogo che esploro ancora con diffidenza e inquietudine
Poiché mi sembra senza senso
Passando il roseto mi chiedo cosa davvero sia successo
Cosa abbia indetto domande ingiustificate e distacchi inattesi
Le mie mani si raffreddano
Così corro al centro della fortezza, dove riposa l’anima dannata che per prima mi ha fatto visita
Il drago squamato che ho timore di risvegliare, perché potrebbe aprire un nuovo vaso di Pandora, un nuovo insieme di favole disilluse
E questo è ciò che è peggio
Mi attira a sé, nonostante sia consapevole della sua maledizione
Quando chiudo gli occhi, mi ritrovo in tutte le mie stanze
Sono insieme a tutti i personaggi risolti e irrisolti
E per la prima volta realizzo
Che non ho più la forza di contenerli
Non ho intenzione di distruggere queste rovine
Non è quello che voglio, perché so
Sono parte di me, ed io ne sono la regina
Ma ho la sensazione che i suoi abitanti si stiano ribellando, e quando cerco di riprendere sonno
La mia testa non riesce a riaddormentarli
Non ho intenzione di distruggere il mio Inferno
Perché del resto tutti sanno essere il libro più bello
Più intrinseco di umanità e del vero
Che fa del mio trascorso un libro autentico di vissuto
Ciò che vorrei, è riuscire a separare le fiamme dal mio cuore
Che recita in sonetti la necessità di essere curato
O sostenuto da braccia forti e accoglienti
Che solevo avere, ma che evidentemente hanno preso carico di troppo dolore
E rispecchiandomi nell’ Eunoè, vorrei che tutto tornasse a scorrere naturalmente
Che non sia tentata dal prendere possesso dell’Altro per assopire le mie paure
Vorrei tornare ad essere la mia musa ispiratrice
Come solevo essere
Quando passeggiavo sola